IL NAVIGABILE A SPINDESCO

Shhh! Diciamolo piano, sotto voce, per scaramanzia’ ma sembra proprio che a Spinadesco stiano ricomparendo i pesci! E anche in discreto numero!
Sul campo di gara per il quale, probabilmente, sono stati investiti più risorse economiche degli ultimi lustri, dopo il controverso Mondiale del 2008 era sceso un velo di oblio pressochè totale. Causa di questo il “deserto” alieutico che, già all’indomani della kermesse iridata, era calato sul famoso canale alle porte di Cremona.
Difficile dire cosa abbia potuto portare lontano da questo tratto di canale i tantissimi pesci immessi per il Campionato del Mondo ed in altre occasioni precedenti (sono state fatte le ipotesi più disparate: dalla predazione umana agli inquinamenti vari, all’ ambiente non accogliente, ecc), fatto sta che per quanto pesce potesse esserci nel tratto a valle, nella darsena, tanto rari erano i pinnuti di ogni specie nel tratto del campo di gara. Per questo motivo il Navigabile era stato pressochè abbandonato dalla quasi totalità dell’attività agonistica, anche locale, con solo qualche agonista nostalgico che ogni tanto tentava la sorte con alterne fortune.

 

 

 

Ma in questo scorcio di 2012 qualcosa sembra cambiare e le notizie che arrivano dalle famose sponde cementate del Navigabile raccontano di una pescosità in moderato ma costante miglioramento. SulL’onda di queste notizie incoraggianti, la voglia di affrontare i difficilissimi pesci cremonesi mi ha colto e quindi sono bastate un paio di telefonate ad alcuni amici/campioni per organizzare una bella uscita a roubaisienne, terra, fouillis e ver de vase. Padroni di casa per l’occasione Michele Naro ed Alessandro Tortonesi, componenti della squadra A della Minerva RossoBlA? Team Bazza di Bologna. Ospite eccezionale per l’occasione il C.T. della Nazionale Femminile di Pesca al Colpo, Giampiero Barbetta, grandissimo campione, più volte leader delle classifiche individuali degli anni ’90 e compagno di squadra, assieme ad Alessandro Ferioli, di Michele ed Alessandro.

 

 

 

 

Il tratto di canale in cui ci andiamo a sistemare è quello cosiddetto de “la lapide”, per la presenza sulla sponda di un cippo commemorativo, a monte del più famoso e battuto tratto delle “piantine”.

 

Come mai, Michele, tu ed Alessandro avete scelto proprio questo tratto di campo gara?
“Questo tratto è meno impiegato per lo svolgimento delle gare ma ospita pesci di taglia maggiore; qui si svolgono delle garette infrasettimanali, organizzate in modo estemporaneo da gruppi di amici. Da quest’anno è attiva una gestione ed un controllo maggiori del campo gara ed è stato vietato l’uso della nassa se non in gara. Durante la notte vengono chiusi con delle stanghe gli accessi al canale, per cercare di contrastare una forma piuttosto diffusa di bracconaggio notturno che asportava buona parte del pesce presente. C’A? anche l’ipotesi, da parte di qualche importante Società locale, di organizzare con buona frequenza delle garette ad iscrizione libera, sulla falsa riga di quanto succede ad esempio nella Fiuma Mandria o altri campi di gara, per incentivare la presenza dei pescatori/agonisti e riabituare i pesci alla presenza umana sulle sponde.”

 

 

Il campo di gara di Spinadesco ha una importanza storica rilevante per l’agonismo italiano’
“Certamente! Basti pensare che una grande parte degli agonisti di punta di oggi ha imparato su queste sponde i primi rudimenti della pesca a roubaisienne, in passato, quando il Navigabile consentiva di disporre in assoluta regolarità di sponda un grande numero di concorrenti, per insidiare diverse specie di pesci, tra cui scardole, cavedani, savette, alborelle. Qui si sono svolte varie selezioni di Club Azzurro e gare importantissime. Purtroppo, dopo il Mondiale del 2008, la pescosità ha avuto un crollo verticale ed il canale è stato quasi abbandonato. Oggi si tenta di recuperarlo, con fatica ma con passione, perchè questo sarebbe il prototipo dl campo di gara ideale, oltre che un polmone importantissimo per tutto l’agonismo lombardo ed emiliano occidentale. Noi veniamo di frequente, durante la settimana, e si fanno generalmente delle belle pescate.”

 

 

Mentre mi racconta, Michele prepara le terre e le pasture che, con Alessandro, impiegheranno per la pescata.
Volendo usare il fouillis ed il ver de vase, la necessità di predisporre di una buona miscela di terre è fondamentale per una corretta preparazione del posto. La scelta è caduta su di una miscela di Terra di Somma nera setacciata ed Argilla, in parti uguali, che accolgono circa un quarto di litro di fouillis, che nel frattempo Alessandro ha provveduto ad “aprire” cospargendolo di finissima bentonite.

 

 

 

 

Parte di questo composto è poi stato addizionato dall’acqua e lavorato fino a farlo diventare similare al classico pongo

 

 

 

 

mentre il rimanente è stato aggiunto ad un mix di pasture specifiche da breme corredato da qualche bigattino stirato.

 

 

 

 

 

Alessandro, fammi un quadro dall’insieme delle caratteristiche di questo tratto di NavigabilE’
“Il canale ha uno scivolo di cemento, su entrambe le sponde, che degrada in maniera regolare fino a 5/6 metri dalla sponda. Dopo, il fondo è regolare per tutta la larghezza del canale, con una profondità di 3/3,50 m. Ci sono molte breme, dei carassi di tutte le taglie, carpe molto grosse, oltre a qualche acerina e qualche predatore. Vi si possono praticare tanto la pesca a roubaisienne che all’inglese. E’ frequentato anche da amanti del feeder.”

 

 

 

Dopo aver montato delle lenze rispettivamente da 0.75 ed 1,5 grammi realizzate con dei galleggianti a goccia a filo passante, con antenna in fibra di vetro e deriva in acciaio…

 

 

 

 

sia Michele che Alessandro sondano il fondale antistante con estrema cura e si accingono ad entrare in pesca previo lancio di 6/7 palle di terra e pastura e lo scodellamento di 3 mandarini di argilla impongata, farcita di fouillis.
Il tutto sotto l’occhio vigile del Giampiero nazionale.

 

 

 

 

Giampiero, quali sono le differenze tra questo Spinadesco e quello che ti ha visto in tante occasioni di gare importanti. Mi ricordo di te in occasione di un Club Azzurro in cui desti spettacolo pescando le alborelle a mezz’acqua, con la roubaisienne da 14,50 con la vetta senza elastico ma a cimino riportato, con terra a fumare ed innesco di ver de vase. Cose da fantascienza, per noi del pubblico, o meglio “dall’altri tempi”…
“Hai ragione, cose dall’altri tempi! E pesci dall’altri tempi! Ci sono stati anni in cui veramente questo canale era unico nel suo genere, per tipologia di pesca e tecniche da impiegarvi. Oggi la pesca è si difficile, ma soprattutto perchè legata alla scarsità di pesci, mentre le specie da gara sono praticamente solo due, breme e carassi, pescabili in maniera abbastanza similare. Con questo non voglio sminuirla, ma certamente è un’altra cosa e il passato A?’ passato!”
Intanto Alessandro, alla seconda calata, incoccia il primo pesce, un bel carassio argentato che mette in tensione l’elastico dello 0.9 innestato nella vetta della sua 12.000 Strong.

 

 

 

 

Michele guarda sornione ed incassa il primo sfottA? dell’amico’
Provo a distrarlo.

 

 

 

Michele vuoi raccontarmi quali tipologie di lenze debbo portarmi al seguito se debbo venire a disputare una gara qui sul Navigabile?
La velocità dell’acqua sul Navigabile puA? variare anche molto sensibilmente nel corso della pescata a causa delle manovre alle paratie che lo mettono in comunicazione con il Po. Per questo è meglio avere lenze da g. 0.50, in caso di acque completamente ferme, fino anche ad una veletta da 3/4 grammi se dovesse partire con decisione. Come schema di lenza io preferisco un assemblaggio dei pallini piuttosto aperto e distribuito, vista la diffidenza di questi pesci. La lenza, morbida, realizzata con pallini più piccoli del solito, mi garantisce qualche chance in più di vedere una mangiata grazie ad una presentazione più naturale dell’esca. Il bulk è posizionato ad almeno 50/60cm. dalL’asola con diversi piccoli pallini sotto, a seguire, equidistanti tra loro. Il mio finale da 20 cm. non scende comunque mai sotto lo 0.09 mm di diametro, vista la possibilità concreta di incocciare un pescione. Come ami, la misura varia a seconda che si inneschi il bigattino o il ver de vase. Le misure più indicate vanno dal 18 al 22.”

 

 

Come fai lavorare la tua lenza, qui a Spinadesco?
“Come ti dicevo, decifrare i movimenti dell’acqua qui è veramente importante, per avere dei risultati positivi. Spesso siamo tratti in inganno dal vento, quasi sempre presente e che si incanala lungo le sponde di cemento del canale, facendo sembrare in movimento l’acqua che invece puA? essere ferma o addirittura muovere in senso opposto. Ecco quindi che è indispensabile leggere bene queste situazioni e mantenere l’esca ben ferma sopra la zona pasturata, mediante dei piccoli richiami che mantengono in tensione la lenza nel punto giusto. Solitamente si parte pescando abbastanza precisi, filo fondo, per raccogliere qualche eventuale bremettina attirata sulla pasturazione. Sono i primi pesci che spesso entrano ma che durano poco, poi ci si appoggia di più per tentare le catture di taglia maggiore.”
Quasi avessero sentito le sue parole, due plaquette da 40/50 grammi rimangono ingannate, una di seguito all’altra, dai 4 fili di ver de vase innescati da Naro su di un amo del 18.

 

 

 

 

E’ la volta di Alessandro ad incannare un altro pesce di taglia discreta, questa volta una breme da 300 grammi, rimasta illusa dal bigattino che il garista di Alessandria ha innescato singolo su di un piccolo K1 del 22. Per il momento la differenza di innesco sembra dargli ragione con una taglia decisamente migliore rispetto a MichelE’

 

 

 

“Mancando da anni le competizioni importanti, il ver de vase qui viene impiegato ormai molto raramente e quindi la necessità di pescare con una lenza della misura esattamente uguale alla profondità è molto remota e l’esca principale è il bigattino, che è più efficace se proposto in appoggio, anche generoso, sul fondo, innescato singolo o in coppia su ami spesso piccoli.”
Ma il vantaggio di Alessandro dura poco perchè Michele si adegua presto variando l’appoggio del suo ver de vase e quasi subito la taglia dei pesci aumenta sensibilmente.

 

 

Ho visto che hai usato un prodotto scuro, diverso dalla maggioranza di quelli che si vedono sui campi di gara ‘
“Si, è un ingrediente particolare, che io conosco da qualche tempo e che mi ha dato risultati ottimi anche nelle prime due prove del Club Azzurro disputate a Medelana. Non è terra classica ma una vera e propria argilla, in scaglie, con caratteristiche specifiche che la rendono estremamente modulabile alle esigenze del momento. Se la addizioni alla pastura la sensazione che ti trasmette è quella di essere quasi assente, salvo poi modificarne la meccanica, appesantendola e favorendone la disgregazione; se la si usa pura, per inglobare delle esche, non solo fouillis ma anche bigattini vivi o morti, a seconda di come viene bagnata consente di portare sul fondo quello che vogliamo e nel quantitativo scelto. E’ estremamente versatile ed adattabile ad ogni situazione.”

 

 

Una delle domande che l’agonista medio si pone è inerente all’effettiva utilità di impiegare della terra, di qualsiasi natura, per la pasturazione quando non si impiegano fouillis e ver de vase ma semplici bigattini, vivi o morti, o altre eschE’
“Usare le terre è sempre indicato, in tutte le situazioni di acqua in movimento o grandi profondità o comunque dove si vuole che la pastura rimanga bene sul fondo. Anche in passato, quando i pesci che insidiavamo erano prevalentemente i carassi, molti agonisti di alto livello addizionavano le loro pasture di terra per avere delle miscele con certe caratteristiche. Ti posso raccontare che da Ostellato, quando si pescavano i carassi sulla media/lunga distanza, con il verme, si pasturava con terra e pastura con l’aggiunta di fouillis. E si prendevano i pesci esattamente sulla pastura! Non dimentichiamo poi che, impiegando la terra mescolata alla pastura, si ottiene una pastura dal peso specifico maggiore e quando si deve impiegare la fionda, come nella pesca all’inglese, a parità di dimensione una pallina più pesante consente una maggior precisione perchè si forza meno il lancio.”

 




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